Tra i problemi urbani individuati dal Purini a Gibellina Nuova vi era l'assenza di un verde progettato, che poteva essere oggetto di un piano esteso all'intera cittą; la sistemazione dei percorsi pedonali a servizio delle abitazioni, la trasformazione dei blocchi lineari delle case a schiera in insulae tramite l'inserimento di porte, testate architettoniche capaci di divenire punti di identitą nel tessuto residenziale ripetitivo; l'accettazione delle modificazioni indotte dall'uso, come ad esempio la trasformazione dei garage in piccoli negozi con l'intento di correggere in parte la separazione urbanistica tra funzioni diverse del piano attuato, modificazioni che cercano di orientare verso un preciso significato architettonico.
Le Piazze creano un ambiente longitudinale di considerevole lunghezza chiuso a monte da un'esedra, una serie di pareti curve e rettilinee da cui ha origine un piccolo canale che alimenta alcune fontane, e aperto a valle all'orizzonte. La soluzione proposta si rivolge da un lato al recupero di alcune modalitą compositive tipiche della tradizione architettonica siciliana (il recinto dei bagli, il recinto templare di Segesta, il fuori scala dei Telamoni di Agrigento di cui si prevede di ospitare le copie nelle nicchie absidali dell'esedra che conclude a nord il "Sistema delle Piazze", la scacchiera delle cittą di fondazione ecc.); dall'altro monumentalizza i manufatti autostradali che, nel bene e nel male, hanno segnato con forti presenze il nuovo paesaggio del Belice.
Le Tracce Antropomorfe di Nanda Vigo, una delle prime opere realizzate, si propongono il recupero dei segni lasciati da antiche civiltą o semplicemente dalla gente che aveva abitato nel territorio di Gibellina prima del terremoto. L'opera nasce dal bisogno di attribuire alla nuova cittą la sua caratteristica originaria, fatta di storia, di memorie, di tradizioni, di riferimenti toponomastici ben precisi e che era stata cancellata dalle case costruite a schiera secondo il progetto dell'ISES del 1980. Il primo intervento artistico Nanda Vigo lo realizza in quelle stesse ampie strade, deserte, assolate, senza chiese, fontane o mercatini che non hanno niente che possa far pensare ad un quartiere o ad un paese che conservi la memoria e le abitudini siciliane. L'artista compie un vero e proprio viaggio archeologico nella vecchia Gibellina, recuperando i reperti pił validi dalle macerie dgli edifici dell' antica cittą. Sono stati ricomposti e con essi ricostruiti pavimenti, basamenti ed un'arcata di tipo normanno e collocati su un percorso ideale lungo l'asse di spina est-ovest.